Per quanto difficile possa sembrarvi la vita,
c’è sempre qualcosa che è possibile fare.
Guardate le stelle invece dei vostri piedi!
È morto Stephen Hawking, il cosmologo più celebre del Duemila per le sue teorie sui buchi neri all’origine dell’universo. Aveva 76 anni e la sua storia mi ha colpito soprattutto per due motivi: perché, come ho imparato quest’anno a scuola studiando le rivoluzioni scientifiche, si può spiegare la nascita del mondo senza l’intervento di Dio. Perché quand’era giovane gli fu diagnosticata una grave malattia muscolare che si chiama SLA e l’ha costretto per tutto il tempo sulla sedia a rotelle: eppure Hawking è diventato un modello di vita, non ha mai smesso di credere nel suo lavoro e inseguire i propri sogni.
Quando infatti nel 1985 una polmonite gli ha portato via la anche la voce, Hawking non ha di certo rinunciato a comunicare le sue scoperte, parlando grazie a un’avanzata tecnologia sviluppata dall’intelligenza artificiale. Quando poi negli anni Novanta ha detto che avrebbe visitato lo spazio, tutti credevano fosse impossibile… Invece anche questo sogno s’è avverato!
Se un giorno gli alieni venissero a farci visita, penso che il risultato sarebbe simile a quando Cristoforo Colombo sbarcò in America: non molto positivo per gli indiani.
Allora sono i sogni la parola chiave della vita di Stephen Hawking che, mentre spiegava le sue teorie, trasmetteva così tanto amore per la scienza e tutti poterono capirla, e molti se ne appassionarono grazie alla sua “capacità”. Per questo due delle sue opere, Dal big bang ai buchi neri e La teoria del tutto, sono tra i libri più letti al mondo nonostante parlino di scienza!
La grandezza di Stephen Hawking è una “cosa semplice” e la sua testimonianza è un modello per chi, più di molti altri, dovrà lottare nella vita. È la sua teoria del tutto!
Le mie aspettative sono state ridotte a zero quando avevo vent’anni e da allora è tutto un bonus. Ho vissuto cinque decadi in più di quanto mi dissero i medici. Ho provato a fare buon uso del mio tempo. Poiché ogni giorni può essere l’ultimo e ci sono così tante cose da fare, voglio sfruttare ogni minuto.
Sara Importa, IIF
