Ultima notizia! L’UE e la
precarietà del lavoro

Nell’UE le disuguaglianze sociali e di
reddito sono provocate soprattutto dalle
condizioni precarie del lavoro che

colpiscono in particolare donne e immigrati

in particolare.

Tutti i cittadini della UE hanno il diritto di lavorare, eppure molte persone fanno fatica a
trovare un’occupazione regolare e retribuita adeguatamente. La percentuale di persone
occupate nell’UE che hanno un lavoro regolare nella fascia d’età tra i 16 e 64 anni,
chiamato tasso di occupazione, è del 65% varia da Paese a Paese e all’interno di esso
varia da regione a regione: ad esempio, in Italia nell’Alto Adige il tasso di occupazione è
del 70%, mentre nelle regioni del sud (Calabria ,Campania e Sicilia) è solo del 40%. Ecco
degli esempi di tasso di occupazione di alcuni paesi dell’UE rappresentati sul grafico.

Nell’UE sono in aumento i lavori part-time, caratterizzati da una riduzione dell’orario e del salario, che erano stati istituiti con un decreto-legge nel 1984. Aumentano anche i lavori con contratto e tempo determinato, cioè con una scadenza stabilita. Questi grafici rappresentano la percentuale di persone che lavorano part-time e con tempo determinato nella UE

Oltre ai lavoratori regolari ci sono i lavoratori in nero, persone che lavorano fuori dalle leggi e senza contratti, nella UE sono circa 2 milioni. Il lavoro in nero è un grosso problema sia per lo Stato, a causa della mancanza del pagamento delle tasse, sia per il lavoratore e il datore di lavoro che possono finire in prigione o essere denunciati. La UE tuttora sta combattendo contro questa tematica perché oltre a mettere in difficoltà lo Stato, il lavoro in nero causa gravi danni anche al mercato, perché la maggior parte di questi lo fa per un proprio tornaconto, tenendo così una parte di denaro non dichiarata e poco distribuita, ed è inoltre una perdita per le finanze pubbliche, dovuto dalla mancanza del pagamento delle tasse. Osserva il grafico che indica la percentuale di lavoratori in nero in alcuni paesi della UE dal 2007 al 2013: come puoi vedere l’Italia raggiunge una percentuale abbastanza significativa e superiore al 40%.

Un altro dei problemi legati al lavoro nella UE è la disoccupazione.

Infatti il tasso di disoccupazione nella UE è circa del 10% e varia da Paese a Paese.

Nella UE ci sono in media più di 20 milioni di disoccupati, anche se a questi bisognerebbe aggiungere coloro che si scoraggiano per le difficoltà e rinunciano a trovare un lavoro e perciò non appaiono nelle statistiche. Le cause della disoccupazione sono molte, ma le principali sono le seguenti:

-mancanza di flessibilità del salario nel mercato del lavoro. Se si lasciasse funzionare il mercato del lavoro in regime di concorrenza perfetta, questo consentirebbe di raggiungere una situazione di equilibrio perfetto 

-delocalizzazione, il proprietario dell’industria la sposta in un’altra nazione per pagare meno tasse e salari minori, visto che spesso gli spostamenti avvengono verso paesi dove i lavoratori non hanno diritti e vengono pagati poco

– molta gente non riuscendo a trovare un lavoro si scoraggia e rinuncia a farlo

-i salari si sono abbassati 

-le attività economiche si sono organizzate per ridurre il numero di occupati attraverso la meccanizzazione e la robotizzazione di alcune attività

Per combattere la disoccupazione e creare più posti di lavoro di migliore qualità è stata creata Strategia europea per l’occupazione.

Avviata nel 1997, la Strategia adesso fa parte di Europa 2020. Si tratta di una strategia per la crescita che presenta gli obiettivi che dovevano essere raggiunti entro il 2020 (istruzione, ricerca e sviluppo, cambiamento climatico) e viene usata come quadro di riferimento per le attività a livello europeo e nazionale.

Un altro problema collegato al lavoro è il tasso di occupazione femminile che in Europa è inferiore a quello maschile. Infatti la percentuale media di donne occupate nella UE è del 52% e i maschi del 70% e varia da paese a paese. Le donne di solito svolgono lavori a tempo determinato o part-time e guadagnano di meno degli uomini. Le cause sono molte, in genere le donne assumono compiti come occuparsi dei figli, anziani e il lavoro domestico per la maggior parte dei casi.

L’eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, responsabile della pubblicazione di statiche e di indicatori di qualità a livello europeo, afferma che le donne con 3 figli che lavorano part-time sono il 45% e quelle senza figli il 20%. Questo dato ci dice che sono soprattutto le donne con figli ad avere un’occupazione a tempo ridotto

Le donne hanno un maggior rischio di perdere il lavoro a causa della gravidanza e della maternità: spesso il loro contratto non viene rinnovato non possono tornare a lavorare.

Nelle statistiche di lavoro non vengono considerate le casalinghe perché il loro lavoro è considerato tra le “non forze di lavoro” nonostante sia fondamentale per il benessere di una famiglia, sia molto impegnativo, e non sia neppure retribuito

Secondo me, tutto ciò è molto grave soprattutto per le donne, i disoccupati e lavoratori in nero; vorrei che venisse trattato con una maggiore attenzione o che non venisse sottovalutato, su applicazioni simili ai social media. Ho visto dei video di persone che si lamentavano dei problemi riguardanti il lavoro e molta gente, non cogliendo in maniera seria l’argomento, commentava con frasi di disprezzo o ancora peggio con insulti e minacce di morte. In generale non si deve augurare la morte online, ma soprattutto si dovrebbe riflettere sulle interviste riguardanti questi problemi che colpiscono la nostra società, in modo da capire come sta andando avanti veramente il mondo. Allo stesso tempo mi fa stare bene che in qualche modo siano stati pensati dei rimedi per combattere i problemi legati al lavoro, anche se non funzionano alla perfezione, un modo per eliminarli si è trovato. Io ho un rimedio? Sì, mi piacerebbe che tutti dessero il proprio contributo a riguardo, in modo da poter uscire da questa situazione con la collaborazione di tutti.

Siamo giunti alla fine! Grazie per la lettura e rimanete aggiornati per le nuove notizie di Piacenzanews.

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